[di Sergio Maset – L’articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2022 su Corriere del Veneto]
La digitalizzazione è certamente un processo rivoluzionario e richiede grandi investimenti materiali e culturali. Alcuni procedono per una spinta propria del mercato: altri richiedono invece una maggiore attenzione e definizione in relazione alla qualità della vita delle persone.
La transizione digitale così come la transizione energetica sono fatti sociali oltre che tecnologici e (anche) la dimensione sociale influenza la nostra capacità di governare piuttosto che essere governati da questi processi. Il fattore tempo è importante e determinerà quale ruolo avranno l’Italia e l’Europa nei prossimi decenni a livello globale. Per rendere sostenibili transizioni rapide bisogna però porsi nella prospettiva delle persone e comprendere come vengono vissute le trasformazioni. L’opportunità dal punto di vista di qualcuno potrebbe infatti essere vissuta come un rischio per il lavoro e le sicurezze di altri. Serve dunque una grande capacità di ascolto empatico dei lavoratori – autonomi, imprenditori, dipendenti che siano – e di valutazione degli scenari, per governare le possibili conflittualità sociali. Tutto ciò al fine di evitare che l’allungamento dei tempi giochi a sfavore della competitività di un paese democratico quale è il nostro.
È evidente che è in corso da diversi anni un enorme processo di alfabetizzazione digitale. Il punto è che questo è in larga parte condotto direttamente dagli operatori del mercato. Le smartTv, i dispositivi come Alexa, i social network, l’infomobilità, gli smartwatch, l’intrattenimento on line, tutti funzionano da strumenti “didattici” con cui l’alfabetizzazione digitale viene portata avanti. Lo stesso mercato, che si muove e crea l’ecosistema digitale, investe per renderci sempre più abili a vivere in un mondo in cui praticamente ogni ambito della nostra quotidianità viene interessato da processi di virtualizzazione e dematerializzazione. Da che Steve Jobs negli anni ’80 lanciò sul mercato il Macintosh con l’interfaccia grafica e il mouse gli investimenti sono stati focalizzati sulla semplificazione e appagamento dell’esperienza dell’utilizzatore. Le app commerciali oggi sono quanto di più semplice vi possa essere per lo svolgimento di operazioni complicate o macchinose. In Italia ognuno ha uno smartphone e l’esperienza con questi dispositivi è più facile, immediata e intuitiva oggi di quanto non lo fosse vent’anni fa quella con un cellulare che serviva solo per telefonare e scrivere sms.
Il punto su cui concentrarsi non è tanto quello di spiegare ai cittadini a muoversi in un mondo di applicazioni digitali, dato che queste sono congegnate proprio per essere utilizzate senza bisogno di altro aiuto. La questione è come fare in modo che con queste tecnologie le persone vivano meglio. Per questo serve portare nel dibattito politico gli elementi fondamentali della transizione digitale e di governo dell’ecosistema digitale. Come estenderlo rapidamente ai vari ambiti del sociale, dall’assistenza agli anziani all’inclusione dei disabili e alla telemedicina? Quali aspetti deve regolare lo Stato, ad esempio sul tema degli open data? Dove è opportuno o necessario che intervenga economicamente in via diretta? Come sfruttare l’ecosistema digitale per rendere più semplice la nostra vita oltre che più immediati gli acquisti e i consumi per il tempo libero?
Sondaggio Edilportale e Idea Tolomeo: i sistemi domotici possono migliorare l’autonomia di anziani e disabili ma occorre sviluppare la cultura.]
Uno dei prodotti mainstream di questo Natale 2018 è stato Amazon Echo, un dispositivo che con il suo alter ego Alexa porta nelle case l’intelligenza artificiale in una forma snella ed economicamente accessibile. E’ interessante osservare come il prodotto, così come il suo analogo Google Home, è stato posto infatti sul mercato contestualmente ad interruttori wireless offerti a prezzi nell’ordine di poche decine di euro. Non si tratta più dunque di domandarsi quando l’intelligenza artificiale sarà accessibile alla stragrande maggioranza delle famiglie, ma in che modo è concretamente possibile utilizzarla per semplificare la vita delle persone. È proprio su questi aspetti che si è concentrato un sondaggio on -line promosso da Edilportale in collaborazione con IDEA TOLOMEO[1].
Come cambia la domanda di domotica da parte dei clienti finali?
La prima parte del sondaggio[2] è stata dedicata ad una valutazione sulla domanda attuale e futura di sistemi domotici. Rispetto a sei diversi ambiti di applicazione sottoposti all’attenzione degli intervistati, è stata ritenuta molto o abbastanza elevata la domanda attuale per quattro di essi: la rilevazione e segnalazione di intrusioni (88%), il controllo dell’ambiente domestico (73%), l’ausilio alla mobilità e vita quotidiana per persone con disabilità e anziane (69%) e la prevenzione di eventi accidentali (67%). Non superano invece il 50% il controllo degli elettrodomestici (47%) e la segnalazione di incidenti domestici (41%). Emerge dunque una valutazione di prevalenza della domanda sulla dimensione della security (rilevazione e segnalazione intrusioni) prima ancora che della safety (prevenzione eventi e segnalazione incidenti).
Volgendo lo sguardo al futuro prossimo, la maggioranza degli intervistati si aspetta che cresca molto o abbastanza il ricorso alla domotica in tutti questi ambiti. L’attesa è di forte crescita di domanda per applicazioni funzionali al controllo dell’ambiente domestico, alla rilevazione e segnalazione di intrusioni e per l’ausilio alla mobilità e vita quotidiana per persone con disabilità e anziane.
Che cosa rappresenta la domotica per gli operatori?
Per ciascuno di questi ambiti è stato quindi chiesto agli intervistati quale fosse, tra alcuni aggettivi proposti, quello che meglio lo rappresentasse. Risultano essere due, in particolare, i termini maggiormente ricorrenti: “utile”, da un lato, e “rassicurante” dall’altro. Ecco dunque che l’aggettivo “utile” prevale per il controllo degli elettrodomestici (52%), l’ausilio alla mobilità e vita quotidiana per persone con disabilità e anziane (50%) e il controllo dell’ambiente domestico (39%). L’aggettivo “rassicurante” è invece più frequentemente utilizzato in relazione alla rilevazione e segnalazione di intrusioni (49%), alla prevenzione di eventi accidentali (45%) e alla segnalazione di incidenti domestici (44%).
È possibile approfondire l’analisi mettendo in evidenza quali termini si associno in modo più caratteristico, rispetto alla media complessiva, a ciascuno di questi ambiti. L’aggettivo “rassicurante” caratterizza specificatamente la rilevazione e segnalazione di intrusioni e la prevenzione di eventi accidentali (vicine tra loro), ma anche la segnalazione di incidenti domestici come le cadute. È possibile apprezzare inoltre come il termine “intelligente” si associ in modo più specifico al controllo degli elettrodomestici e dell’ambiente domestico. I termini “utile” e “gratificante” caratterizzano maggiormente l’ausilio alla mobilità e vita quotidiana per persone con disabilità e anziane.
Il grafico va letto guardando alle linee che congiungono i punti con l’origine degli assi (la coordinata 0,0). È l’angolo tra queste linee a determinare l’intensità del legame (della corrispondenza) tra ambiti e aggettivi: un piccolo angolo indica una forte corrispondenza.
È stato poi chiesto agli intervistati di associare liberamente un termine che si accompagni a “domotica”. Il 29% delle risposte ha riguardato elementi di immagine, con termini come “futuro”, “intelligenza”, “innovazione”; il 27% modalità e strumenti di applicazione come “automazione”, “controllo”, “connessione”; il 26% attese di risultato come “comfort”, “risparmio” “semplificazione”. Per un altro 4% la domotica richiama un aggettivo positivo (es. “smart”, “interessante”) e per l’8% un attributo negativo (es. “costo”, “complessità”). Nella sostanziale tripartizione delle risposte si coglie l’intensità delle attese intorno al fenomeno della diffusione dell’intelligenza artificiale nelle abitazioni: un insieme di technicalities dai forti contenuti sociali e simbolici.
In quali ambiti possiamo attenderci i maggiori risultati?
Il sondaggio ha dunque indagato, secondo la percezione degli intervistati, il contributo della domotica per diversi possibili obiettivi. Considerando solo le risposte “Molto” troviamo al primo posto il contribuire a migliorare il comfort delle abitazioni; al secondo la possibilità di migliorare l’autonomia delle persone anziane e disabili, seguita dall’aumentare la sicurezza della casa e dei beni in essa custoditi.
Le attese dei consumatori nei confronti della domotica, sempre secondo gli interpellati, si concentrano su “semplificare la vita quotidiana delle persone” (37%), seguita da migliorare il comfort delle abitazioni (32%) e, secondariamente, far risparmiare le famiglie (15%).
La domotica per l’autonomia delle persone anziane e con disabilità
Migliorare l’autonomia di anziani e disabili è quindi al contempo ai primi posti come obiettivo a cui la domotica può rispondere e tuttavia ritenuto ancora poco significativo circa le attese dei consumatori finali. Eppure L’Italia è uno dei Paesi più vecchi al mondo: l’indice di vecchiaia, che misura il rapporto tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni), è nel 2018 pari al 168,9% ovvero, come sottolinea Istat, il secondo più elevato su scala globale dopo il Giappone (200% nel 2015). Nel prossimo futuro, il quadro di una popolazione sempre più vecchia è destinato a rafforzarsi: secondo Istat la popolazione di 65 anni e più crescerà dall’attuale 22,6% fino al 32,1% nel 2040 e al 33,3% nel 2065 (con poco meno di un decimo della popolazione oltre gli 84 anni).
Al tema dell’invecchiamento si accompagna ovviamente quello della salute e c’è un dato, tra i tanti, che colpisce. Rispetto al rischio di incidente domestico gli anziani rappresentano una delle categorie più a rischio: secondo la rilevazione condotta da Istat nel 2017, 24 anziani su mille dichiaravano di aver subito un incidente domestico nei 3 mesi precedenti l’intervista, contro un dato medio, relativo alla popolazione di tutte le età, di 14 persone su mille. Un rischio che aumenta al crescere dell’età anziana, con le cadute a rappresentare la dinamica più ricorrente, e che è maggiore per le donne, per le quali si traduce inoltre in una maggiore gravità degli infortuni e maggiori limitazioni.
Pensando dunque alle applicazioni della domotica per consentire una maggiore autonomia delle persone anziane, gli intervistati sono quasi all’unanimità (95%) molto o abbastanza concordi che esse possano rappresentare un valido aiuto, con un 48% molto concorde. L’84% è molto o abbastanza concorde nel ritenerle tecnologicamente avanzate, il 61% nel ritenerle semplici da utilizzare. Non vi è invece accordo nel ritenerle accessibili da un punto di vista economico (solo il 35% è molto o abbastanza d’accordo) e conosciute da anziani e disabili (11%), con un 32% molto in disaccordo con questa affermazione.
Congruentemente con quest’ultimo punto, il 70% degli intervistati ritiene che per aumentare la diffusione della domotica in ausilio a persone anziane e disabili occorra soprattutto lavorare sulla domanda da parte dei consumatori, ad esempio facendo conoscere più approfonditamente i bisogni a cui può dare risposta la domotica.
La domotica: non rende più giovani …ma può aiutare ad invecchiare meglio.
Sembra dunque emergere dalle risposte degli intervistati uno spazio di mercato in cui i sistemi domotici hanno un elevato potenziale in termini di capacità di incidere positivamente sull’autonomia delle persone anziane e disabili, ma basse aspettative da parte dei consumatori finali. È fondamentale dunque lavorare tanto sui consumatori che sull’integrazione con la rete dei servizio sociali e sanitari territoriali, sviluppando cultura, politiche pubbliche e prassi amministrative e gestionali. L’Unione Europea stessa ha dato attenzione al tema della salute degli anziani e delle persone con disabilità facendone uno degli ambiti cui è dedicato Horizon 2020, e confermandolo anche per il periodo 2021-2027. Le soluzioni ICT non rappresentano certamente l’unica risorsa a cui fare riferimento nel ricercare delle soluzioni per la cura della fascia di popolazione in età più matura, ma come ricorda la European Innovation Partnership sull’invecchiamento attivo e in buona salute esse possono aiutare le persone anziane ad avere uno stile di vita indipendente ed estendere gli anni di vita autonoma.
[1] Idea è una società che opera nel campo della ricerca sociale ed economica e fornisce consulenza ad aziende, associazioni, istituzioni ed enti locali, per la valutazione e il monitoraggio di politiche pubbliche, l’analisi di impatto economico e sociale e indagini di mercato.
[2] Il sondaggio si è basato su una rilevazione on line, tramite la piattaforma EDILPORTALE. Hanno risposto 138 operatori e professionisti, tra cui ingegneri (20%), architetti (16%), geometri (16%), periti industriali (12%) e altre tipologie di lavoratori distribuiti su tutto il territorio nazionale.